lunedì 3 novembre 2014

CHATTARE IN CORSIVO


Nella mattina del secondo giorno abbiamo indagato il tema delle relazioni soffermandoci in particolare sulle modalità di comunicazione, che nell’era digitale sono mediate dalle tecnologie che conosciamo.
Per cominciare abbiamo indossato le maschere neutre e abbiamo fatto scivolare i polpastrelli che così spesso toccano gli schermi dei nostri smartphone e tablet sulle mani degli altri partecipanti. Questo approccio sensoriale così particolare e intimo ha permesso di smuovere a livello non verbale tutta una serie di implicazioni che ci sono state utili per introdurre le attività della mattinata.
Dopo un gioco sulle chat, i loro nomi e la loro “data di nascita”, i convegnisti sono stati accolti in un ambiente molto evocativo e rilassante: a lume di candela e con penne di bambù dovevano scrivere con la china nera una frase importante per la copertina del loro profilo. La lentezza del pennino e dell’inchiostro ha obbligato a pensare bene ad ogni lettera, ad ogni parola, accompagnandole con i propri gesti, in un esperienza mentale e sensoriale estremamente coinvolgente, di certo in contrasto con la velocità con cui componiamo messaggi e mail facendo rimbalzare i nostri polpastrelli sulle tastiere.
Dopo questo momento poetico abbiamo continuato a scrivere ma questa volta “chattando in corsivo” grazie al supporto di computer di cartone con doppia tastiera: ogni computer era una chat diversa, gli argomenti spaziavano da “match.com” a “smetteredifumare.it”, ogni persona che chattava aveva un profilo suggerito da un foglio sullo “schermo” del computer. E le coppie di “utenti” doveva passarsi una striscia di carta su cui scriveva la sua conversazione.


I partecipanti erano estremamente coinvolti e divertiti, anche chi non aveva mai chattato in vita sua trovava degli spunti interessanti da condividere nel feed-back finale. L’uso di un supporto cartaceo in una dinamica comunicativa che seguiva i “protocolli” e le modalità del digitale è stato molto utile per riflettere sulle implicazioni della comunicazione mediata dalla scrittura in primis, per poi riflettere in senso più ampio sulla comunicazione attraverso la rete.
Le tecnologie digitali sono sempre più avanzate e “intelligenti”, certo, ma quanto pesano nelle nostre relazioni? Il regista Spike Jonze nel suo ultimo film “Lei” con J.Phoenix e S. Johansonn immagina un futuro molto vicino in cui la tecnologia è in uno stato così avanzato da produrre un sistema operativo interamente basato su un’intelligenza artificiale; un OS (Operative Sistem) in grado di imparare dall’esperienza, di provare emozioni. Questo sconfinamento della tecnologia in un ambito che fino a quel momento era solo prerogativa degli umani genera situazioni che a noi appaiono paradossali, ma nel film sono descritte in modo molto vivido e allo stesso tempo discreto: in poche parole il protagonista ha una storia d’amore con il suo OS, e attraverso la telecamera dello smartphone e l’auricolare di ultima generazione che ha sempre nell’orecchio, vive esperienze intense ed emozionanti con “Lei”. La visione di alcune clip di questo film ha suscitato un bel confronto sulla natura delle relazioni umane in contesti iper-tecnologizzati e mediati dal digitale: ci siamo fatti soprattutto molte domande sull’intimità delle relazioni virtuali e su quanto la vita online sia talvolta parallela, ma più spesso intrecciata a quella offline.



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